Quanto guadagna un cantante: le stime tra streaming e imprenditoria

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La tecnologia ha rivoluzionato il mondo delle connessioni, consentendo di guardare video e ascoltare musica in tutto il mondo anche grazie a servizi come le VPN. Allo stesso tempo, sono cambiati la discografia e più in generale l’approccio delle case discografiche e degli artisti al mercato e agli appassionati che non vedono l’ora di ascoltare il nuovo album e le canzoni da cantare a squarciagola in macchina, con gli amici e anche ai concerti. Gli eventi live sono diventati negli ultimi anni una delle principali fonti di reddito per i cantanti e per il loro entourage, oltre alla diffusione delle piattaforme streaming che – in base alla capacità degli artisti di attrarre attenzioni – convertono poi gli ascolti in guadagni per chi è riuscito a raggiungere il pubblico più vasto possibile.

La scelta della piattaforma su cui diffondere la propria musica segue logiche non solo legate alla fetta di ascoltatori fidelizzati, ma anche alla capacità di conversione che quei mezzi garantiscono. In soldoni: quanto si può incassare con una canzone che nel giro di qualche mese vede il contatore degli streaming raggiungere milioni, o decine di milioni, di riproduzioni? Scopriamolo insieme.

Apple Music paga un euro ogni 112 stream, ce ne vogliono 667 su YouTube

Il mondo dello streaming ha cambiato le scelte industriali della discografia – che fino allo scorso decennio guardava alla vendita dei cd come al “metro” di misurazione del successo di un cantante: oggi tocca invece contare il numero di riproduzioni, appoggiandosi poi ai coefficienti di conversione che ognuna delle piattaforme corrisponde agli artisti. Entriamo un po’ nel dettaglio, tenendo conto di un dato: per ritenere valido uno stream ai fini del pagamento, il brano deve essere riprodotto per almeno 30 secondi.

A quel punto poi, si passa all’incasso: il più “generoso” con gli artisti che performano sulla loro piattaforma è Apple Music, che fa guadagnare 0.009 euro per ogni streaming – ne servono 112 per raccogliere un euro – mentre YouTube Music ne elargisce 0.0072 (portando a 139 la soglia da raggiungere per fare cifra tonda). Amazon Music ne garantisce la metà e quindi tocca arrivare a quota 278 streaming, mentre Spotify paga 0.003 euro per ogni stream – quota totale per un euro fissata a 334. Il meno generoso? YouTube (Official Artist Channel): le visualizzazione spesso schizzano in alto, ma per raggiungere la soglia di un euro tocca fare ben 667 stream – 0.0015 euro per ogni ascolto di almeno 30 secondi. 

L’ulteriore divisione dei guadagni: non tutto va in tasca all’artista, anzi…

Non è tutto oro quel che luccica: una volta raggiunta la quota necessaria per incassare un euro, quella cifra non finisce certo nelle tasche dell’artista. No, le piattaforme “splittano” in percentuale quel guadagno, cedendo alla casa discografica o a chi detiene i diritti della canzone una parte dell’incasso dagli stream.

Anche in questo caso, essendo aziende private, le varie piattaforme fanno una divisione soggettiva di tale ammontare: nel caso di Apple Music ad esempio, all’artista viene corrisposto il 52% di quanto raccolto (più generosa in fase iniziale, ma poi resta in cassa ben il 48%). Percentuali simili invece sia per Amazon Music che per Spotify, che trattengono il 30% e pagano il restante 70% all’artista – che tuttavia dovrà poi fare altri conti e altre divisioni (banalmente retribuendo la casa discografica, il produttore, gli autori della canzone e non solo l’interprete). Insomma, di questa torta la fetta finale che resta subisce tanti passaggi intermedi che ne riducono la portata.

Da dove arrivano però altre potenziali entrate per gli artisti? Come guadagnano? Queste alcune delle altre fonti di cui bisogna tenere conto:

  • Album/Disco fisico
  • Concerti/Esibizioni live
  • Merchandising
  • Sponsor
  • Social Network

La top-10 delle canzoni che hanno garantito (finora) più stream nel 2023

Fatte dunque tutte le premesse e analizzato nel dettaglio la divisione delle quote che le varie piattaforme streaming riescono a garantire ai vari cantanti, ci siamo divertiti a disegnare la classifica delle canzoni “più ricche” dei primi sei mesi del 2023 – con riferimento ai soli singoli italiani e ricordando sempre che, quelle cifre, poi vanno divise e frazionate ulteriormente per tutta la “catena” di persone che ha lavorato alla realizzazione della singola canzone. 

Abbiamo selezionato la lista delle 10 canzoni con più ascolti nel primo semestre secondo FIMI, Federazione Industria Musicale Italiana, immaginando quanto avrebbero guadagnato i migliori artisti almeno stando agli streaming su Spotify.

Dagli oltre 300mila euro stimati per “Cenere” di Lazza fino al successo da circa 130mila euro di “Guasto d’amore” di Bresh. Ecco dunque la top-10 e i relativi “incassi”:

Artisti imprenditori: da Fedez a Mengoni, i principali casi in Italia

La musica, sempre più di frequente, sta diventando poi l’occasione per lanciarsi anche in altre attività imprenditoriali – non sempre legate alle canzoni – sfruttando i capitali a disposizioni e anche la notorietà e la sovraesposizione che permette la commercializzazioni di prodotti che esultano dal proprio ambito. Che siano bevande, cibo o gioielli, sono diverse le esperienze di successo soltanto negli ultimi anni portate avanti da cantanti: ne abbiamo raccolte alcune, per raccontare un altro modo di “fare business” sempre più utilizzato dagli artisti nel 2023.

Con BOEM, Fedez e Lazza stanno provando a estendere il proprio brand personale anche nel settore del beverage: dopo che per tanto tempo si è parlato di un progetto in comune tra i due rapper, la collaborazione ha avuto per oggetto non una canzone o un disco, ma “un drink in lattina, leggermente alcolico e con poche calorie, orgogliosamente made in Italy”, rivolto al pubblico che segue entrambi i cantanti e provando il più possibile a rendere “esclusiva” una bevanda di cui i due artisti sono diventati ovviamente i principali testimonial (sempre presente in questa estate di eventi raccontata da entrambi sui social).

Healthy Color, coloratissimo Healthy fast food fondato da Sfera Ebbasta insieme al calciatore Andrea Petagna e allo stilista Marcelo Burlon, è diventata una realtà che si sta diffondendo all’interno delle grandi città – e non solo – d’Italia. Burger, poke, tartare, insalate, wrap, chips di platano e barbabietola e altre specialità hanno conquistato soprattutto il target giovane con piatti amati e trend. Ci sono anche pancake e due varietà di Healthy Ice Cream con topping di frutta come dessert. I Burger di Beyond Meat, 100% vegetali con consistenza e sapore incredibilmente uguali alla vera carne, guardando dunque a un pubblico vegano e sempre in linea con la musica fatta dall’artista.

Un appassionato di gioielli e orologi come il rapper milanese non poteva non mettere a frutto la sua conoscenza in quel mondo senza investire anche lui in un ambito che nel caso di Guè Pequeno è diventato un’altra potenziale fonte di reddito. Con lui testimonial, spesso e volentieri gli oggetti delle varie collezioni di Nove25 inevitabilmente vanno a ruba, unendo così due aspetti del business che restano “collaterali” alla musica – ma che quando funzionano danno un bel po’ di soddisfazioni.

“L’isola delle Rose” non è soltanto il titolo di un famoso singolo del cantante bresciano Blanco, ma anche il nome di una pasticceria che l’artista ha aperto nella sua città natale, riservandone la conduzione alla sua famiglia – ribaltando quindi quanto raccontato in una sua recente canzone in cui diceva: “Mi hanno offerto tanti soldi, tanti che mia madre non lavora più, tanti che mio padre non lavora più. E per me non è un valore, come provare una finta emozione”. Ora invece ci sarà da darsi da fare in pasticceria.

La società di Mengoni, No Comment Opificio Musicale S.r.l., non detiene solo diritti del catalogo dellartista, ma porta avanti ormai da anni diverse operazioni per investire e coinvolgere tanti nuovi talenti emergenti della musica – riuscendo a catalizzare così un doppio valore: non solo apportando valore aggiunto alla scena artistica italiana, ma permettendo anche a Mengoni di “diversificare” le sue entrate. Come unire l’utile al dilettevole.

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